Le statistiche di chiusura d’anno, elaborate dall’ Internazionale Marmi e Macchine Carrara, mostrano un calo delle esportazioni quantità e valore. Unica voce in controtendenza è quella del marmo.

Nel corso del 2008 l’Italia ha esportato 4 milioni 228 mila tonnellate di marmi, graniti, travertini e altre pietre, grezzi e lavorati, per un valore complessivo di 1 miliardo e 792 mila euro, mentre le importazioni hanno toccato un totale di 2 milioni e 767 mila tonnellate, per 547 milioni di euro. Il confronto con il 2007 fa registrare segni negativi su quasi tutte le voci, a cominciare dal consuntivo generale: un -5,4% nelle quantità e -6,5% in valore, con un calo del valore medio unitario del -1% su tutte le voci (vedi tavola export allegata). Unica voce in positivo è quella dell’export dei blocchi e delle lastre di marmi e travertini, che crescono rispetto al 2007, sia in quantità, sia in valore, mentre i valori medi unitari per le singole voci sono in crescita per i marmi.
Lo rende noto l’ Internazionale Marmi e Macchine Carrara, che da quasi trenta anni elabora le statistiche Istat rilevando che si tratta di cifre ancora molto importanti dove emerge una sola voce in positivo: l’export dei blocchi e lastre di marmi e travertini, che crescono rispetto al 2007, sia in quantità, sia in valore; mentre sono in crescita i valori medi unitari dei marmi.
I dati Istat riassumono con chiarezza l’andamento dell’intero anno, con tutte le difficoltà, i problemi e le incertezze che anche nel settore lapideo si sono concretizzate dopo un 2007 chiuso già in discesa perché l’ export dei lapidei aveva manifestato segnali di crisi già nell’ultimo trimestre del 2007, quando ancora si parlava poco di sub-prime, ma negli USA il mercato immobiliare era in frenata e il settore dei marmi ne aveva risentito immediatamente.
Se il 2008 ha chiuso in negativo, restano alcuni segnali di tenuta e di competitività ancora forte su tutti i mercati importanti, in un momento in cui le paure sembrano avere il sopravvento sulle scelte a medio termine.
Nella valutazione delle singole voci emerge con chiarezza che i marmi presentano un andamento migliore dei graniti che soffrono molto, soprattutto nel segmento dei lavorati, con un calo sensibile sia in valore sia in volume, anche se il valore medio “tiene” abbastanza. È la conferma che la specializzazione nei lavori di alta qualità tipica dell’industria italiana di settore consente di mantenere alcune posizioni, anche se i primi mesi del 2009 continuano a mantenere il segno negativo.
“I migliori risultati per il settore sono venuti, anche in un anno difficile come il 2008, dai prodotti e materiali di tradizione storica per la nostra industria, quelli conosciuti ed affermati, che sono sempre stati il nostro principale punto di forza, assieme all’altro grande fattore di competitività che caratterizza da sempre i nostri distretti produttivi: l’alta qualità dei prodotti e delle lavorazioni. Ne consegue – commenta il presidente dell’Internazionale Marmi e Macchine Giorgio Bianchini – che i valori medi del nostro export si mantengono in crescita quasi ovunque, nonostante le difficoltà. La selezione avviene, anche per il marmo, verso l’alto di gamma, segmento nel quale i prodotti dell’ industria lapidea italiana hanno ancora molto da dire e una grande immagine da spendere”.
Fra le aree di sbocco quella che ha sofferto di più è quella nordamericana, e particolarmente statunitense: -24,2% in quantità e -19,8% in valore, con una piccola crescita del valore medio per tonnellata (+5,7%) legata a lavori di grande pregio appaltati da tempo. Già nella seconda metà del 2007 si era avuto un calo molto significativo, confermato puntualmente nel 2008, ma è bene ricordare che il comparto dell’ edilizia americana, dove si colloca il lavorato italiano, è stato la culla della crisi e il settore dei lapidei ha semplicemente anticipato la flessione e, pur essendo un materiale di finitura (che viene impiegato per ultimo), ha sentito immediatamente la forza della crisi. Ma le cifre, pur negative, possono anticipare segnali, molto timidi, di ripresa del mercato immobiliare e forse anche del settore edile degli Stati Uniti: non certo di ripresa ma almeno di rallentamento del trend negativo anche se è troppo presto per trarre conclusioni perché il lapideo, che si colloca nella fase di finitura, ha solitamente tempi più brevi per la ripresa.
Il mercato europeo, invece, ha frenato più tardi rispetto all’America, ma è tuttora in fase di difficoltà in particolare nell’area dell’Unione Europea, mentre nei Paesi non comunitari l’inizio del 2009 è da considerare come momento di massima contrazione per la chiusura dei cantieri ma anche per le prospettive a breve, con dati non ancora quantificati, ma già “percepiti” dagli operatori.
L’Unione Europea ha segnato un -11% in quantità e -10% in valore, ma sui prodotti di maggiore importanza e pregio i numeri sono un po’ diversi perché sono calate le quantità (-16% sul 2007) ma il valore complessivo è sceso solo del -9,6+% addirittura con un leggero aumento dei valori medi (+7,7%). Le maggiori difficoltà le hanno incontrate i graniti mentre per i marmi lavorati il dato in valore è addirittura positivo. La Germania, maggior partner commerciale, guida in negativo la classifica dei Paesi europei ma non è la sola: scendono anche la Spagna, il Regno Unito, il Belgio, i Paesi Bassi, la Svezia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca. Incerto l’andamento dell’Austria mentre mantengono il segno “più” la Polonia e la Slovacchia mentre nell’area non comunitaria il quadro sembra favorevole seppure su quantità e valori contenuti. Saranno i primi mesi del 2009 a dare un quadro attendibile per mercati come quello russo che, in chiusura d’anno, era ancora chiaramente positivo rispetto al 2007. Tra i partner in quest’area sono state in crescita la Croazia, la Bosnia e l’Ucraina. Discorso a parte per la Svizzera, mercato importante, che mantiene il livello delle quantità importate, 204mila tonnellate, ma perde sul valore complessivo, che è di quasi 10 milioni di euro, con una flessione un po’ più evidente sui graniti lavorati (-2,86%).
Il Medio Oriente, con oltre 180 milioni di euro, che si traducono in un +3% in quantità e +14% in valore, tiene ancora grazie al forte contributo della voce “marmo e travertino” lavorati, che crescono del 12,6% in volumi e del 17,6% in valori, per un valore di circa 130 milioni di euro. L’ Arabia Saudita è il paese che ha aumentato l’import dall’Italia su quasi tutte le voci, particolarmente sui marmi, lavorati e non, che da soli superano i 52 milioni di euro, su 56 totali. Cresce anche il Qatar, mentre perdono sensibilmente gli Emirati Arabi, dove il completamento di alcuni importanti lavori non è stato compensato dall’avvio di nuovi, fenomeno esteso anche ad altri paesi dell’area.
Anche l’ Africa, soprattutto nell’area mediterranea, con Tunisia, Algeria, Marocco, Libia, Egitto ha mantenuto un trend positivo, con un ruolo molto forte dei marmi in blocchi e lastre, generalmente prevalenti sui lavorati. Comunque, l’Italia ha esportato in Africa oltre 810 mila tonnellate di materiali (circa 600 mila sulle voci maggiori), per oltre 111 milioni di euro, con un quasi il +10% sia sui volumi che sui valori, e con una sostanziale stabilità sui valori medi.
L’Estremo Oriente ha mantenuto un saldo appena positivo con conferma sulle quantità e +2,4% sui valori: 580 mila tonnellate e poco più di 170 milioni di euro, oltre 90 dei quali dovuti ai marmi, fatto che non sorprende vista la presenza di due tra i maggiori produttori di graniti, come Cina e India che hanno nell’import di marmo in blocchi e lastre la voce più importante: oltre 47 milioni di euro per la Cina e oltre 20 (su 34 complessivi) per l’India. Una nota positiva viene anche dall’Australia, mercato contenuto che vale un export italiano di poco più di 26 milioni di euro, ma è stabile e in lenta crescita.
Le importazioni, pur mantenendosi su livelli elevati 2 milioni 766mila tonnellate per un valore di 547 milioni e 259 mila Euro, riflettono il basso livello di aspettative e il modesto portafoglio ordini dell’industria lapidea nazionale e presentano segni negativi sia per le quantità (-11,7%) sia per il valore (-9,28%).


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